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Scheda critica del film:

  

Tanna

I Registi
Bentley Dean è stato uno dei partecipanti della serie inagurale di documentari di viaggio “Race around the World” dell’ABC. Dopo aver lavorato come regista e diretore della fotografa freelance, ha iniziato a lavorare per il programma di attualità internazionale Dateline dell’SBS nel 2001.
Bentley ha proseguito con svariati documentari sociali di grande impato e
successo, come Anatomy of a Coup, The President Versus David Hicks, The Siege and A Well-Founded Fear .
Nel 2009 si è unito a Martin Butler per girare Contact – un flm sul primoincontro degli ultimi indigeni del deserto con l’Australia moderna. Insieme hanno prodoto il documentario in quatro parti First Footprints (Prime impronte) sui 50.000 anni di storia aborigena dell’Australia, nel 2013. Da allora hanno lavorato su Tanna.

Martin Butler  ha studiato scienze politiche ed economia all’Oxford University e ha poi
lavorato per il manager degli WHO in un palazzo sul Canal Grande a Venezia.
Trasferitosi in Australia nel 1981, da 25 anni produce documentari di successo per le serie dell’ABC Four Corners e Foreign Correspondent e per Dateline dell’SBS.
Dal 2009 lavora con Bentley Dean.

SPIGOLATURE (dal pressbook)
Tanna si ispira a una storia vera, avvenuta nel 1987: due giovani si ribellarono per primi alla secolare tradizione dei matrimoni combinati a Vanuatu e furono uccisi per questo. Divennero leggenda e, dopo che la loro storia fnì nel sangue, furono aboliti i matrimoni combinati.
Marceline Roft (Selin) è la sorella minore della ragazza cui la storia è ispirata.
La canzone d’amore nella parte fnale di Tanna è ispirata agli avvenimenti del 1987.

Tanna è stato presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2015: i registi Butler e Dean si sono presentati sul red carpet con una delegazione del flm composta da alcuni dei protagonisti: la maggior parte di loro non aveva mai lasciato Tanna e il proprio paese.
L’atenzione del Lido così è stata tuta gli aborigeni, che non sono certo passati inosservati, con i loro abiti tradizionali di paglia, le piume colorate, i canti e balli tipici della loro terra.

 

In che modo avete lavorato con il popolo di Yakel per ottenere questa loro straordinaria recitazione?
Nessuno degli atori è alfabetizzato o ha avuto alcuna esperienza di recitazione. In questo senso Tanna è stato girato in maniera davvero insolita. La storia e i dialoghi sono stati sviluppati atraverso laboratori e improvvisazione.
Prima di girare ogni scena chiedevamo a tuti i presenti cosa sarebbe successo nella vita reale. Ad esempio, per la cerimonia del soterramento della clava, ci indicavano da dove dovevano arrivare le tribù, dove si dovevano sedere, l’ordine in cui dovevano parlare i capi, quando sacrifcare maiali e scambiare kava, cosa dovevano dire gli uomini e cosa dovevano sussurrare le donne
sullo sfondo. Le linee principali erano chiare, ma lasciavamo sempre spazio per le performance spontanee che venivano loro così bene. Avendo discusso la storia insieme per molti mesi, tuti conoscevano il contenuto emotivo di ogni scena e potevano muoversi con libertà nel loro ruolo, come se tutto stesse avvenendo davvero.
Abbiamo cominciato a provare a marzo 2014 perché gli atori si abituassero all’azione davanti alla cinepresa, fno a quel momento non eravamo sicuri di che stile di flm adotare. Sembra incredibile, ma queste prime prove sono presenti nella versione fnale del flm: una su tute la scena in cui il capo-tribù Charlie insegna la canzone della pace agli uomini Yakel. Bentley ricorda di aver avuto la pelle d’oca mentre cominciava a flmare performance così straordinariamente sfaccetate: la persuasione insistente di Charlie, l’accetazione da parte del gruppo, il superamento della rilutanza da parte di Lingai, l’ateggiamento di sfda di Dain. Decidemmo che non ci sarebbero state altre prove: avremmo flmato diretamente. L’atmosfera durante le riprese era volutamente rilassata, con prese in giro e tante risate. Per noi, questo approccio “interno” e intimo di fare cinema era l’unico modo in cui questo flm potesse essere realizzato.
(dal pressbook)

Tradizione lontanissima
Dean e Butler hanno forse colto l’essenza di una tradizione lontanissima, storicamente e geografcamente, dalla visione occidentale. Qui tempo e spazio si fermano per un attimo, e lo sguardo dei registi si avvicina in punta di piedi per non intaccare la verginità di quei luoghi, fno ad aderire completamente alla realtà dei corpi, dei colori del cielo, della fora esplosa senza freno, del vulcano che vigila dall’alto dell’isola.
(indie-eye.it)

Storia d’amore e documentario
Coppia di documentaristi australiani, Bentley Dean e Martin Butler – sette mesi passati nella foresta pluviale – hanno offerto agli abitanti di Tanna la possibilità di interpretare un episodio del loro recente passato. Tanna riesce a essere, al tempo stesso, una struggente storia d’amore e documentario sugli usi e costumi degli aborigeni. Risalendo molto indietro, il riferimento più nobile – per ambientazione esotica e intreccio – è forse Tabù, il capolavoro di Murnau e Flaherty, girato a Bora Bora all’inizio degli anni ‘30.
Da una prima parte più descrittiva, con la rappresentazione della vita nel villaggio aborigeno, a poco a poco emergono una trama e dei personaggi ben caratterizzati. Al centro, c’è una storia quasi fiabesca, con due protagonisti che inevitabilmente ricordano Giulietta e Romeo, e una serie di figure secondarie, fra le quali spicca la vivacissima, indomabile, Selin, sorellina di Wawa. Nel suo pianto disperato è sintetizzata l’impossibilità di conciliare tensioni sempre più divergenti. L’amore fra Wawa e Dain fa esplodere la difficoltà di fondo della cultura aborigena, sospesa fra l’esigenza di mantenere viva la propria tradizione – di cui il Kastom è parte integrante –, e la necessità di aprirsi alle richieste dei più giovani, ultimi, sparuti rappresentanti di un mondo a rischio di estinzione (non senza qualche ironia, almeno nell’incontro con gli aborigeni “cristianizzati” della costa)
A fare da sfondo, gli incontaminati e lussureggianti paesaggi – spiagge, foreste, vulcani – di Vanuatu, che la fotografia di Bentley Dean e la colonna sonora (elettronica/ambient) di Antony Partos ammantano di un’aura romantica e mitica.
(Sofia Bonicalzi, spietati)

Impostazione realistica
Anche se l'impostazione della pellicola resta sostanzialmente realistica, guardando "Tanna" è facile ritrovare le influenze di maestri riconosciuti del cinema contemporaneo come Weir, Malick e Herzog, cineasti che hanno saputo raccontare la poesia ma anche l'inquietudine dei paesaggi naturali. I due registi però sono anche debitori dell'opera di Rolf De Heer, uno degli autori australiani che maggiormente ha portato la sua attenzione sulle comunità aborigene (e non a caso il film è montato da Tania Nehme, sua collaboratrice abituale), ricordando che il cinema per quanto concerne le popolazioni oceaniche ha ancora molte cose da raccontare.
(Mirko Salvini, onda cinema)

scheda tecnica a cura di Paolo Filauro

 



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