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Scheda critica del film:

  

Sing Street

 

Il regista                                                                                              
John Carney è nato a Dublino nel   1972;  appassionato di musica, è  stato bassista nel gruppo rock “The Frames” dal 1991 al 1993,ha incominciato  ad occuparsi anche  di cinema  e di televisione, eseguendo cortometraggi, fra  i quali  “Shining Star” ed “Hotel” e numerosi video musicali con Tom Hall.  Nel 1996  ha realizzato un lungometraggio “November Afternoon” , film per la televisione, con la quale ha continuato la collaborazione  partecipando ad alcune serie di successo, come “Bachelors Walk”.
Nel 2006 realizza il lungometraggio “Once”, film che viene diffuso in tutto il mondo e lo fa conoscere al pubblico internazionale, ottenendo anche alcuni premi, fra i quali un premio Oscar nel 2007 per la canzone del film.
Altri film:  Zonad (2009),The Rafters (2012), Begin Again (Tutto può cambiare (2014), Sing Street (2016)

La critica
  “Gli anni “80”  costituiscono un mitico decennio…in cui ai sogni si credeva davvero… non ancora infettati dalla disillusione e dall’abitudine al mondo che caratterizza gli anni”90”.
I ventenni degli anni “80”potevano. Potevano  perdere la testa davanti ai videoclip, che oggi farebbero soltanto sorridere per la “grafica” scadente; potevano credere che i nuovi mezzi e la “nuova musica” sarebbero durati in eterno, potevano indossare abiti ed accessori dai colori sgargianti, senza per questo sentirsi fuori luogo. O forse o meglio  volevano essere fuori luogo. Osavano tanto nel trucco… quanto nei progetti di vita Questo, più di ogni altra cosa, si percepisce guardando Sing Street, l’ultimo film di John Carney, in cui – come già in Una volta (Once) e in Tutto può cambiare (Begin Again) – il regista irlandese porta in scena una vicenda legata all’ambiente musicale. Ma stavolta sceglie di farlo dal punto di vista di un gruppo di adolescenti di Dublino, arricchendo quindi il tutto con – indubbiamente – un’abbondante dose di ricordi, di nostalgie e di tratti autobiografici.
Film  musicale ed esistenziale…scriveranno  canzoni  che parlano del loro dolore e dei loro desideri…brani che, riscuotendo apprezzamenti finiranno  per far sognare un ingaggio a Londra e, al contempo, insegneranno loro il grande valore della musica, quello di saper essere linguaggio, interpretazione di uno stato d’animo o trasmissione di un sentimento, coinvolgitore o sconvolgitore di masse, portavoce impavido di ribellione al potere…” 
Sing Street,, pur coi limiti di un cast di giovani sconosciuti alle prime armi – ma che magari, paradossalmente, si rivela anche il punto di forza, tenendo buona la descrizione che si dà dei Duran Duran nella pellicola come “dei ragazzi che non si sa ancora che strada prenderanno, ma da tenere d’occhio” – e di uno sguardo nostalgico e patinato, si fa un film che lascia l’occhio lucido a chi è stato giovane in quel decennio, e portavoce di un messaggio per chi non l’ha vissuto: osare, osare indossare un ombretto azzurro anche dopo che si è stati costretti a lavarsi il viso con la forza, e credere, credere nelle proprie possibilità, al di là dei mezzi che il contesto sembra poter offrire. Il tutto condito, com’è ovvio, da un’ottima colonna sonora. 
(K. Dell’Era, Cineforum, 2016)

Sing street è romanzo di formazione (sembra a tratti di vedere una versione pop ed eighties di David Copperfield), film musicale, ritratto d’ambiente, tuffo nostalgico nel decennio spensierato.
I film di Carney possiedono un incantevole equilibrio, raccontano emozioni senza esagerazioni né retorica, fermandosi sempre due passi prima. Anche Sing street narra per immagini e con la musica, con momenti ironici e col dono della sintesi ed il tocco leggero, naturale. (Raffaella Saso, spietati)

Regista dal pedigree musicale, Carney l'abbiamo amato nell'opera Once, apprezzato in Tutto può cambiare ma é con Sing Street a sfiorare il paradiso, naturalmente nel genere teen-musical-romance-dramedy. Difficile infatti è trovare simili equilibri di levità e profondità nel pur ricco panorama contemporaneo del cinema su/per adolescenti. Rielaborando il proprio know-how sugli '80 a tutto tondo e la vibrante tradizione anglosassone del romanzo di formazione unita al musical, Carney riesce nel piccolo grande miracolo di comporre un ensemble divertente ed intelligente, ricco di trovate musicali-narrative che fanno il verso a band di culto dell'epoca di cui imita sound e look adattati alla freschezza di simpatici e ingenui teenager. Non a caso il gruppo da loro creato si chiama Sing Street, laddove la strada diventa lo stage primigenio, la loro palestra umana ed educativa.
"I am a Futurist" (Sono un futurista) si ostina a ripetere Conor nelle sue misere "brown shoes", totalmente ignaro delle connotazioni culturali che si auto-attribuisce, ma è chiaro che lui e i suoi amici pensano oltre e malgrado se stessi a un futuro altrove, certamente diverso dalle famiglie da cui provengono. Sing Street scorre nel suo tempo come meglio non potrebbe, e mostrandoci amori acerbi ma sinceri, speranze intatte e sogni folli, naviga sicuro attraverso le turbolente acque dell'adolescenza. Lodevole il cast, specie il giovanissimo protagonista Ferdia Walsh-Peelo.(Anna Maria Pasetti, myMovies)

scheda tecnica a cura di Carla Carli

 



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