Malcolm & Marie


    

Regia: Samuel Levinson
Sceneggiatura: Samuel Levinson
Fotografia: Marcel Rey
Montaggio: Julio Perez IV
Musiche: Labrinth

Interpreti: Zendaya,(doppiata da  Emanuela Jonica), John David Washington (doppiato da Jacopo Venturiero)

Prodotto da Little Lamb
Distribuzione: Netflix
Origine: USA, 2021
Durata: 106 min

Il film

Malcolm e Marie sono un giovane coppia di Los Angeles. Lui è un regista afroamericano emergente, lei un'ex tossicodipendente che ha abbandonato il sogno di diventare attrice. Sono reduci dalla trionfale presentazione del nuovo film di lui, ma nonostante l'esito della serata Marie è profondamente offesa. Malcolm ha infatti dimenticato di ringraziare pubblicamente Marie e soprattutto si rifiuta di ammettere che la protagonista del film è ispirata a lei. I due si confronteranno in modo spietato nel corso di una lunga notte, mettendo a nudo le difficoltà di una coppia in cui convivono a fatica l'ambizione smisurata di lui, il suo egoismo e la sua arroganza, e la rabbia autolesionista di lei.

Il Regista

Samuel "Sam" Levinson è nato l'8 gennaio 1985. Figlio di Diana Rhodes e del regista e sceneggiatore Barry Levinson, debutta come attore nel film del 1992 Toys - Giocattoli, diretto da suo padre. Negli anni successivi partecipa ad altre pellicole dirette dal padre, tra cui Bandits e Disastro a Hollywood.
Nel 2010 firma la sua prima sceneggiatura per il film Operation: Endgame. L'anno successivo debutta alla regia con la commedia nera Another Happy Day, vincendo il Waldo Salt Screenwriting Award al Sundance Film Festival. Nel 2017 collabora alla sceneggiatura del film TV The Wizard of Lies, diretto da suo padre e incentrato sulla figura di Bernard Madoff.
Nel 2018 scrive e dirige il suo secondo film Assassination Nation.
Malcolm & Marie è il suo terzo lungometraggio.

 

La storia è quella di uno spietato confronto a due, come se la finzione di una crisi di coppia nascesse dalla realtà di una pandemia che costringe le persone a condividere gli spazi e a confrontarsi. La location in una grande villa di Malibù, splendido esempio di architettura organica americana, ha imposto agli autori di lavorare sulla componente visiva, con il bianco e nero elegantissimo e i toni contrastati che replicano e intensificano la scrittura ridondante dello stesso Levinson, capace di alternare le emozioni a tavolino e di rilanciare il conflitto fra i due protagonisti. Nel corso del film i ruoli di giudice e imputato, vittima e carnefice sono continuamente rimpallati, mentre assalti verbali, risate intime, monologhi urlati o confessioni a mezza voce mettono in scena uno spettacolo in cui l'inganno delle pose cela la verità dei sentimenti.
(Roberto Manessero, mymovies)

La sensazione è quella di trovarsi davanti ad un testo pensato per una trasposizione teatrale, invece questa lunga discussione della coppia di fidanzati, di ritorno a casa dalla première dell’acclamato film da regista di Malcolm, è stata concepita proprio per il medium cinematografico di Sam Levinson, anche padre del fenomeno seriale Euphoria. In questo caso e in particolare nei due episodi speciali che fanno da ponte tra prima e (futura) seconda stagione, il regista costruisce un immaginario dato dalla commistione tra il videoclip e gli stilemi del sottogenere young adult, dando vita a un microcosmo certamente iperdrammatizzato e stereotipato, ma sul quale è possibile imbastire un efficace discussione sulla contemporaneità, in termini soprattutto di produzione mediale.
In Malcolm & Marie questo intelligente discorso viene prontamente sostituito da ingombranti dialoghi durante i quali i personaggi in gioco dibattono sulle loro vite passate, sulla propria relazione e sul cinema scritti con noncuranza per quanto concerne la loro possibile digeribilità da parte dello spettatore, il quale si ritrova travolto da una marea di confronti che, nella loro verbosità, rivelano una natura estremamente programmatica insita nel loro svolgimento. Accanto a qualche riuscita, seppur arrogante, elucubrazione sulla realtà hollywoodiana attuale e a un duetto attoriale indubbiamente di spessore, specialmente per quanto riguarda la controparte femminile, Malcolm & Marie di Levinson finisce per relegarsi allo status di semplice esperimento di scrittura fine a sé stesso, complice la fuoriuscita dalla propria comfort zone del suo autore.
(Davide Colli, wumagazine.com )

Lei ex-tossica, “salvata” da lui (o è lei a salvarlo tutti i giorni dal suo narcisismo?), aspirante attrice che però ha rinunciato (per paura o per amore?), e ora gli rinfaccia di aver «ringraziato 112 persone» all’anteprima ma non lei, che (forse) ha anche ispirato la storia del film.
Lui, nero agiato e istruito, troppo preso dalla sua giornata di gloria per occuparsi di lei, furioso con la stampa che lo costringe nel cliché del regista afro (la furibonda invettiva contro la prima recensione che esce in piena notte, peraltro positiva, è una delle scene più esilaranti del film), ma anche troppo attento a non lasciarsi ingabbiare nel gioco di lei per non ferirla. In un rimpallo di accuse, giravolte, opposte letture dei fatti, che echeggia temi eterni (che diritto ha un artista di usare la vita di chi ha vicino?) ma riflette anche il dibattito culturale in corso, specie negli Usa. Con un’acutezza e una qualità di scrittura, drammaturgica e visiva, che ormai sono merce rara. Figlio del Barry di “Rain Man” e “Sesso & potere”, Sam Levinson restituisce al cinema il posto che gli spetta. O forse gli spettava.
(Fabio Ferzetti, Espresso)



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