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Scheda critica del film:

  

Anomalisa

Il Regista
Charlie Kaufman nasce a New York il 19 novembre 1958 da una famiglia ebraica. Nel 1972 si trasferisce con i genitori e la sorella nel Connecticut. Finito il liceo, nel 1976, si iscrive all'Università di Boston, che lascia quasi subito per trasferirsi alla Scuola di Cinema dell'università di New York, dove si dedica alla recitazione e alla regia, dimostrando ottime doti come attore comico. Verso la fine degli anni ottanta si trasferisce a Minneapolis, cominciando a svolgere diversi lavori per mantenersi. Nel 1991 decide di trasferirsi a Hollywood per cercare fortuna. Viene ingaggiato dalla Fox come autore di diverse situation comedy, tra cui alcuni episodi di Get a Life!. Tra il 1992 e il 1997 firma oltre 30 episodi per numerose serie e trasmissioni TV, tra le quali Ned and Stacey e The Dana Carvey Show
Il suo primo successo come sceneggiatore risale al 1999: Essere John Malkovich (Being John Malkovich), diretto da Spike Jonze. Il film alla fine fu candidato a tre Oscar, come "miglior regia", "miglior attrice non protagonista" e "miglior sceneggiatura" per Kaufman, vinse un BAFTA e lanciò l'autore come astro emergente del cinema americano. Nel 2001 scrive la sceneggiatura di Human Nature, diretto da Michel Gondry, tornando poi a lavorare con Spike Jonze l'anno seguente, nel 2002, come sceneggiatore del film Il ladro di orchidee (Adaptation), che gli fruttò un'altra nomination all'Oscar ed il suo secondo BAFTA. In questo film è anche il protagonista, uno sceneggiatore in crisi, e si inventa un fratello gemello immaginario, Donald Kaufman, anche lui presente nel film, con il quale idealmente firma la sceneggiatura a quattro mani. Nel film, Sempre nel 2002 scrive Confessioni di una mente pericolosa (Confessions of a Dangerous Mind), film biografico sulla vita di Chuck Barris, un celebre autore e conduttore di programmi e giochi televisivi che credeva di essere un agente della CIA. Il film segna l'esordio alla regia di George Clooney. Nel 2004 dà vita al soggetto ed alla sceneggiatura di Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind), nel quale torna a lavorare con il regista Michel Gondry, co-sceneggiatore, che gli vale l'Oscar 2005 per la "miglior sceneggiatura originale”. Kaufman nel 2008 debutta dietro la macchina da presa per il film Synecdoche, New York, basato su una sua sceneggiatura e presentato al Festival di Cannes 2008. Tutte le sue opere portano come marchio di fabbrica l'introspezione, la "psicoanalisi" dei personaggi. In alcuni casi, addirittura, il film si svolge quasi interamente nella mente del protagonista, come in Se mi lasci ti cancello ed Essere John Malkovich.

Fregolismo
Charlie Kaufman una volta ha affermato: "l'abitudine per uno scrittore è quella di consegnare una sceneggiatura e poi sparire. Questo non fa per me". Dopo aver trovato registi che rispettavano questa sua volontà (Gondry e Jonze) Kaufman si era messo in proprio con Synecdoche, New York e ora, grazie a un crowdfunding, con questo nuovo film in cui non smette di sperimentare utilizzando un'animazione stop motion che, sin dalle prime inquadrature, ripropone l'ormai nota originalità dell'autore a cui, per l'occasione, si affianca Duke Johnson. Se ci si ferma però al plot di base si può ricavarne l'impressione della ennesima riproposizione della storia di due esistenze chiuse nella propria più o meno affollata solitudine che cercano insieme una possibile via d'uscita. Kaufman ce l'aveva già proposta con intensità in Se mi lasci ti cancello. Con lui però non è (e non poteva essere) così. Perché i pupazzi sono sin dall'inizio tali in quanto mostrano le giunture di maschere che lasciano intendere che, sotto di esse, ci sia un aspetto non umano. Ma, come accade spesso nei suoi lavori, è presente un ulteriore livello di lettura che abbisogna di specifici strumenti di decodifica. Lo spettatore infatti si chiede inizialmente perché tutti i personaggi, tranne Michael, abbiano la stessa voce maschile sia che si tratti di uomini che di donne. Quando poi entra in scena Lisa si può finalmente ascoltare l'unica voce femminile e a questo punto le ipotesi potrebbero essere molteplici andando dalla disumanizzazione di un mondo di pupazzi a quella della messa in rilievo dell'unicità del possibile 'vero amore'. C'è però una risposta molto più aderente al film e anche più 'scientifica' anche se sottaciuta. Perché Michael Stone sceglie non casualmente il Fregoli Hotel. La storia del teatro ci ricorda come Leopoldo Fregoli sia stato un grande imitatore Non tutti però sanno che al suo nome è legata una sindrome che definisce una malattia psichiatrica in cui il paziente si sente perseguitato da una singola persona la quale, secondo il suo delirio, assume le sembianze di coloro che lo circondano non abbandonandolo mai. Riletto in questa chiave il film assume tutta un'altra rilevanza e la colazione mattutina in hotel si rivela come un piccolo gioiello di scrittura in costante equilibrio tra ironia e tragedia.
(Giancarlo Zappoli, mymovies.it)

La filosofia a passo uno
Animazione a passo uno sull’impasse multiplo delle nostre vite. Cartesiano, geometrico con humour, soprattutto, sensibilissimo al timbro vocale: Charlie Kaufman, già visto in concorso a Venezia e candidato all’Oscar, con la prima animazione e la seconda regia della sua carriera, Anomalisa.
Diretto a quattro mani con Duke Johnson, il film prenota un posto al sole in palmarès, e lo fa con una perfetta sincronia tra i caratteri e i setting animati – diciamo, lo stile – e la poetica post-esistenzialista, che gira intorno all’eterno, e kaufmaniano, “chi sono, chi siamo?”. Se Miller poteva teorizzare, e scrivere, la Morte di un commesso viaggiatore, 66 anni più tardi c’è tempo, e modo, solo per la Vita di un conferenziere viaggiatore, soprattutto, perché non sappiamo più ascoltare, ovvero decodificare e discernere parole, voci e individui, sappiamo nel migliore dei casi solo parlare. Ovviamente, di noi. Poveri noi, dunque, la cacofonia a una sola voce che siamo: se manco possiamo distinguere il significante, come potremo mai darci e trovare un significato? L’anomalia, non a caso, incontra un nome proprio, e trova la crasi di (non)senso: Anomalisa. […] Kaufman è sempre Kaufman, soprattutto nel bene: Anomalisa forse segnala addirittura una nuova via per l’animazione per adulti, di certo, continua il percorso del Nostro, che ha humor, tristezza e profondità insondabili perfino in esubero: grazie a Dio, lascia a noi l’ermeneutica e tutto il resto, di Anomalisa dice solo che “è circa un’ora e mezza”. Risposta geniale, e tratti di genio, meglio, movimenti di genio ci sono in questi ’90, in cui ritroviamo tanto, e bene, del nostro sopravvivere oggi: chi siamo noi? Che cosa vogliamo? Chi è chi ci sta attorno? Soprattutto, c’è qualcuno che ci ascolta, ovvero, ascoltiamo qualcuno, avvertiamo qualcosa che non sia un unicum indifferenziato?
Semioticamente (sic), Anomalisa è un film sul rumore, quel che disturba il canale delle comunicazioni di noi con noi stessi e di noi con il mondo: bene, ci dice Kaufman, quel rumore siamo noi. Oggi non si può nemmeno più essere John Malkovich, pensarsi sineddoche, nulla: non si può essere individuo, se si è social. E bisogna essere autenticamente, inattualmente (no nerd e geek) sfigati per essere se stessi, dunque diversi. O forse no, forse almeno Kickstarter – piattaforma di crowdfunding su cui il film è stato finanziato – serve: bravo Charlie, applausi. Ovvio, scanditi e distinti.
(Federico Pontiggia, Cinematografo.it)

scheda tecnica a cura di Mathias Balbi

 



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